martedì 11 febbraio 2014

Un colpo di fulmine



Il cielo andava scurendosi rapidamente quando udii i primi tuoni squarciare il silenzio. Un temporale era in arrivo, la notte incombeva ed ero ormai certo di essermi perso tra le colline. Accostai la macchina vicino a una cascina abbandonata, poco oltre intravidi un agglomerato di case fatiscenti che parevano abitate. Luci fioche e tremolanti illuminavano le finestre. Cominciava a piovere, grosse gocce cadevano a terra bagnando la strada polverosa, mentre i lampi illuminavano gli alberi come fossero spettri. 
Un po’ titubante mi avvicinai a un casolare da cui provenivano risate e schiamazzi. 
Mi decisi a bussare al portone. Le voci all’interno cessarono, il battito del cuore accelerò mentre l’uscio veniva aperto. Proprio in quell’istante un fulmine cadde vicino a me, non ebbi nemmeno il tempo di aprir bocca che fui sbalzato lontano. Picchiai il capo e tutto divenne buio.
Quando mi risvegliai vidi un’anziana donna prendere una fiasca di vino e versarne in un bicchiere, riempiendolo fino all’orlo. Me lo offrì. Ne bevvi una bella sorsata: era davvero buono. La donna compiaciuta ne versò un altro. All’improvviso un gruppo di uomini dalla folta barba e dall’aspetto trasandato irruppe nella stanza. Ridevano e si davano pacche sulle spalle. Si avvicinarono, mi aiutarono ad alzarmi e mi portarono fuori, lungo le strade di un vecchio borgo, tra vicoli stretti e angusti, illuminati da fiaccole e pieni di gente dall’aspetto antico che cantava e festeggiava. Saltimbanchi, giullari e trampolieri si esibivano scherzosi. Ricordavo di aver picchiato la testa quando il fulmine era caduto. Probabilmente le persone di quella casa mi avevano soccorso. Ma non sapevo dove fossi in realtà perché mi sembrava di essere stato catapultato nel passato, durante l’allegra festa di un villaggio medievale. Ovviamente trovai più logico pensare di essermi imbattuto in una sagra di paese in costume d’epoca. Tra le tavolate il vino scorreva a fiumi, grossi spiedi rigiravano tra le fiamme, il profumo della carne cotta alla brace era invitante e l’aria satura di aromi di spezie. Il tepore del fuoco scaldava la festa, cominciata appena finito il temporale. Mi unii alla baldanzosa compagnia, bevvi ottimo vino servito in coppe dorate. Mangiai tortelli e gnocchi di patate, enormi bistecche, costine di maiale colanti, salamelle fumose, riso e fagioli, pomodori succulenti e altre svariate prelibatezze. Furono serviti torte e dolci meravigliosi. Ero completamente annebbiato, non più spaurito. 
Più tardi fece il suo trionfale ingresso nella piazza un nobile uomo a cavallo, un barone, accompagnato da schiere di giovani damigelle e leggiadri cavalieri. I musicisti diedero fiato alle trombe. Il barone slegò una pergamena e lesse un messaggio alla folla, elogiando la vendemmia e la bontà del vino ricavato dalle uve della sua terra. La baldoria continuò fino a quando spettacolari fuochi d’artificio esplosero nel cielo rischiarandolo e concludendo la serata. 
Nel lento disperdersi delle persone che tornavano alle proprie case, un puntino luminoso in fondo alla strada attirò la mia attenzione. La mia auto, su cui si rifletteva il chiarore della luna. Era tempo di tornare a casa. 
Mi voltai per salutare il gruppo di amici, ma mi accorsi che regnava uno strano silenzio. Erano spariti tutti. Tornai nella piazza e con grande stupore vidi che non vi era alcuna traccia della festa che si era appena svolta. 
I vicoli erano deserti, non c’erano dame né cavalieri, nessun fuoco acceso e l’aria fresca mi sferzava il volto. Intimorito e con il sole che andava ormai sorgendo mi rimisi alla guida e poco dopo ritrovai la strada che mi avrebbe riportato a casa. 
Non raccontai a nessuno quello che mi era accaduto. Ma ogni anno in autunno, durante un temporale, torno in quel borgo sperduto sulle colline, nella speranza di poter assaporare ancora una volta un bicchiere del vino più incredibile che abbia mai bevuto.

2 commenti:

  1. Vino, salamine fumose, dame e cavalieri, fiera nel borgo.. un salto nel Medioevo
    Sembra quasi di esserci stata!

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    1. Infatti ci sei stata.. magari in un'altra epoca.. oppure quel vino era così buono da dare alla testa.. o altrimenti ci sei stata davvero!

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