mercoledì 11 giugno 2014

Mondiali di calcio, inizia la nuova avventura in Brasile



Giovedì 12 giugno cominciano i Mondiali di calcio 2014 in Brasile. Gli appassionati del pallone non vedono l'ora che venga fischiato il calcio d'inizio della partita inaugurale Brasile-Croazia, dando così il via a un lungo mese denso di appuntamenti calcistici. Saranno ben 64 le partite da disputare, 32 le nazionali che si affronteranno. Il clima sarà incandescente in un paese affamato di vittorie, ma che deve fronteggiare anche problemi che vanno al di là dello sport. I verdeoro vogliono riprendersi quel titolo che manca da dodici anni, ma avranno vita dura contro le furie rosse della Spagna campione in carica, e le solite temibili nazionali quali Germania, Argentina, Uruguay, Italia, Inghilterra, Portogallo, Francia e Olanda. Attenzione poi alle cosiddette matricole, spesso non mancano le sorprese e le rivelazioni in competizioni di questo livello. Ci sarà da ballare, sarà una fantastica samba!

La mascotte è l'armadillo Fuleco (dalle parole futebol, calcio, ed eco, ecologia) e lo strumento musicale ufficiale di questa competizione è la caxirola, meno fastidiosa delle vuvuzela utilizzate durante il campionato mondiale del 2010 in Sudafrica. 
Già, quei mondiali dove la nostra nazionale è stata umiliata in un girone alquanto abbordabile. Eliminati e rimpatriati dopo due pareggi e una sconfitta.

Meglio ricordare il mondiale precedente, quello del 2006 in Germania, dove l'Italia ha trionfato diventando Campione del Mondo per la quarta volta.
Dopo aver vinto il girone davanti a Ghana, Repubblica Ceca e Stati Uniti abbiamo battuto l'Australia al fotofinish negli ottavi di finale, per poi trionfare nei quarti con l'Ucraina e gioire in semifinale contro la Germania padrona di casa. La finale di Berlino con i francesi è stata la consacrazione di un mondiale perfetto.

L'augurio che si può dare per questa nuova avventura è che oltre a vincere la nazionale migliore e la passione per il gioco del calcio, che possa vincere anche la sensibilità di ciascun tifoso e di ognuno di noi verso un popolo che non deve essere dimenticato alla fine della competizione. Come in tanti altri paesi del mondo, in Brasile esistono situazioni drammatiche di povertà e violenza. I Mondiali non devono nascondere queste piaghe sociali, ma devono essere un occasione di aiuto per un rilancio economico e di immagine del paese. Nelle favelas non trarranno alcun beneficio, ma è giusto sperare in un futuro migliore, e magari che possano essere anche eventi di interesse globale come appunto i Mondiali e le prossime Olimpiadi ad aiutare a cambiare le cose. 

Tornando all'aspetto sportivo, per ricordare il trionfo degli azzurri nel 2006 e sperando che sia di buon auspicio per questa nuova avventura in Brasile, ho rispolverato una mia lettera pubblicata su un quotidiano locale pochi giorni dopo l'esaltante finale.
Buon Mondiale a tutti!


I CAMPIONI DEL MONDO E L’ORGOGLIO RITROVATO

Eccola finalmente, la ragazza tutta d’oro è tornata a casa dopo tanti anni, la lunga attesa è finita! Nell’anno nero del calcio italiano, malato e a pezzi, lei ha deciso di tornare per riavvicinare tutti coloro che lentamente stavano perdendo contatto dal mondo del pallone. Delusi e amareggiati dal gioco falsato da interessi superiori, ci siamo ritrovati a tifare e a gridare tutti insieme fino a perdere la voce.
In pochi credevano alla regola del numero dodici, dal Messico del 1970 ogni dodici anni l’Italia va in finale di Coppa del Mondo, vinta nel 1982 e ora nel 2006. Speriamo di infrangere questa strana legge del calcio e di non dovere attendere altri ventiquattro anni! Ma pensiamo a ciò che abbiamo vissuto adesso, festeggiamo la nostra magnifica vittoria, i campioni siamo noi!
Pochi temerari hanno osato sfidare la malasorte che per molto tempo ci ha avvolto nelle competizioni europee e mondiali degli ultimi anni.
Timide bandiere tricolori sono apparse sui balconi e fuori dai finestrini delle auto dopo le prime sfide in campo tedesco, ma presto esse si sono moltiplicate a vista d’occhio.
Sconfitti i leoni abbiamo steso pure i canguri, fino ad arrivare ai padroni di casa, eterni turisti e amanti del belpaese che da casa loro invece si divertono a prenderci in giro. Esaltano la propria cucina e ridicolizzano quei piatti di spaghetti che ingurgitano avidamente quando vengono in vacanza. Pizza o maccheroni, non certo wurstel e crauti!
Sicuri della vittoria ci salutano imparando perfettamente la nostra lingua, dicendoci “Arrivederci”. Mai avevano pensato che quel saluto per loro ironico si rivelasse tanto fatale. “Arrivederci”, esatto, non addio, perché noi siamo rimasti loro sgraditi ospiti. Due fantastiche pizze dal sapore squisito li hanno stesi peggio di due caraffe di birra. La storia si ripete. Con gli azzurri non hanno scampo!
Ma temiamo anche noi il ripetersi di un finale, anzi di una finale già vista; umiliati e rimpatriati anni or sono sotto le note della marsigliese.
La tensione è altissima e si percepisce nell’aria, in quel cielo di una domenica di luglio dove molti si rifugiano al mare o in piscina, al lago o in montagna, facendo finta di rilassarsi ma in realtà aspettando con ansia il tramonto. Il pensiero che scorre nella mente degli italiani è uno solo, come un gigantesco messaggio telepatico che viene inviato verso Berlino: "Vincere! Vincere l’agognata coppa!"
E alla fine anche i galletti sono cotti allo spiedo, le omelette si spappolano di fronte agli uomini di pasta italiana, si brinderà a spumante, non a champagne! E la rivincita è completa, stavolta lo stivale sorride ai rigori.
Un intero paese ha tifato per un mese, bandiere dimenticate sono tornate a sventolare scuotendosi dalla polvere, il cielo si è tinto di altri colori, il verde, il bianco e il rosso. Una nazione ha ritrovato l’orgoglio di sentirsi italiana, spesso sbeffeggiata e criticata nel resto del mondo, ora solo rispettata e invidiata. Ma non solo per la Coppa del Mondo atterrata nel paese che più l’ha meritata, ma per come l’Italia si è unita attorno ai propri colori. Avevamo un inno, che a malapena veniva cantato dai giocatori, ma anche dagli stessi italiani. Ora lo abbiamo rispolverato. E sorrido quando sento bambini in tenera età che lo cantano a squarciagola. In un paese spesso diviso ecco che momenti come questi vorrei non finissero mai. Uniti e determinati, abbiamo vinto non solo in campo tedesco ma anche sul suolo italiano e agli occhi del mondo.
In milioni abbiamo festeggiato ed esultato, i clacson spesso fastidiosi in altre situazioni ora si sono trasformati in meravigliose melodie accompagnatrici di canti e di cori. Automobilisti spesso nervosi in coda si sono trasformati in fautori entusiasti di ingorghi stradali.
Il pallone calciato più volte in rete ha reso i giocatori della nostra nazionale Campioni del Mondo, ma come loro tutti noi lo siamo diventati.
Quest’estate l’Italia ha dimostrato di avere ancora un cuore e uno spirito, si è svegliata dal torpore in cui era sprofondata. Siamo italiani, orgogliosi di esserlo, orgogliosi di essere i Campioni del Mondo!



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