martedì 12 maggio 2015

La bambina e la balena


Adelaide scrutò l’orizzonte appoggiata alla balaustra della nave che da tre giorni solcava le onde dell’Oceano Atlantico. Mentre il vento le scompigliava i capelli, la donna ricordò l’ultima volta che aveva attraversato quell’immensa distesa blu.

Adelaide era ancora una bambina. Abitava in un piccolo paese di campagna, ma ogni estate trascorreva qualche giorno di vacanza nella casa del nonno, giù nella baia, in un villaggio di pescatori. Andava sempre in spiaggia a giocare con la sabbia e a fare un tuffo nel mare. Una mattina come tante si era alzata, aveva fatto colazione, si era messa il costume, ma improvvisamente si era accorta che il nonno non era in casa. Dal porticciolo giungevano voci concitate e Adelaide, più che mai incuriosita, era uscita di corsa per andare a vedere cosa fosse successo. Al porto aveva incontrato il nonno, il quale tutto emozionato, le aveva detto che quella notte una gigantesca balena si era incagliata sulla spiaggia. Una balena! Adelaide era rimasta con la bocca spalancata. Non aveva mai visto una balena. Aveva guardato verso la spiaggia dove un’enorme macchia scura risaltava nella sabbia bianca. Senza pensarci un attimo aveva corso a perdifiato raggiungendo il cetaceo in pochi minuti. Al suo cospetto Adelaide si sentiva molto piccola. La balena era così grande da intimorire chiunque. Poco dopo era arrivato anche il nonno insieme a un folto gruppo di pescatori. Tutti discutevano e imprecavano perché sapevano che la salvezza dell’animale era una questione di tempo. Se non avessero riportato subito la balena in mare aperto, entro poche ore sarebbe morta. Il nonno si era dato un gran da fare e anche lei aveva dato una mano. Donne e bambini riempivano i secchi con l’acqua del mare e li rovesciavano sull’animale per inumidirlo. Gli uomini si erano divisi in due squadre: alcuni si occupavano di imbragare la balena con reti e funi, altri avevano messo a disposizione i loro pescherecci per trascinare il cetaceo nel mare e condurlo alla salvezza. Adelaide si era avvicinata alla balena e l’aveva accarezzata, poi era salita sulla barca del nonno. Il rumore dei battelli rimbombava nella baia, i comignoli sbuffavano e la balena sofferente emetteva deboli richiami. Adelaide osservava le operazioni con il cuore in gola. Quando finalmente le barche avevano preso il largo trascinando il cetaceo per qualche miglio in mare aperto, lei era rimasta appoggiata alla balaustra a vedere la maestosa creatura che riprendeva vita. Infine la balena era stata liberata in mezzo all’oceano e Adelaide aveva gioito abbracciando il nonno e saltellando sulla prua della nave. In lontananza la balena aveva soffiato un getto d’acqua altissimo e con la grossa coda alzata pareva salutare e ringraziare i suoi salvatori. Adelaide l’aveva vista inabissarsi per sempre nella maestosità dell’oceano e una lacrima le era scesa lungo il viso. Da quel giorno non aveva più visto la balena e nemmeno la casa del nonno che, una volta tornati in porto, si era accasciato sul pontile. Il cuore debole non aveva retto agli sforzi di quei giorni. Adelaide era tornata con i suoi genitori nella casa di campagna e da allora non era più salita a bordo di una nave.

“Signora, tutto bene”? domandò un giovane in divisa facendo sobbalzare la donna.
Adelaide, destata bruscamente dai ricordi, annuì al marinaio. Si asciugò una lacrima con il dorso della mano lasciando la balaustra. Quindi rientrò nella cabina senza nemmeno accorgersi dell’enorme balena che seguiva la scia della nave.

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